22 DOUBLE TWO

domenica 1 dicembre 2013

Pillole di 22: Reale Caccia di Torcino e Mastrati in agro di Ciorlano



 -PILLOLE di 22-
12- REAL CACCIA DI TORCINO E MASTRATI IN AGRO DI CIORLANO

LO SAPEVATE CHE...?



Carlo III di Borbone acquisì il bosco di Torcino per adibirlo a riserva di caccia. Probabilmente se ne era già invaghito fin dal 1734 quando, infante di Spagna e duca di Parma e Toscana, mentre l'esercito spagnolo dirigeva su Napoli occupata dalle truppe imperiali, egli si dedicava alla caccia tra Alife, San Germano e Maddaloni.
Il figlio Ferdinando IV incrementò il tenimento con l'acquisto del feudo di Mastrati.



La Reale Tenuta di Torcino e Mastrati venne acquistata da Carlo III. La sua estensione è di circa ettari 1.000 tra il coltivatorio e la selva ed il perimetro che la circoscrive è di quasi miglia 20 pari a chilometri 39,39. Il bosco è porzione della pianura ed il rimanente si prolunga in una catena di monti e colli, gli alberi che vi allignano sono le querce, i cerri, i pioppi, gli olmi, gli aceri, il pero, il melo etc. Il Volturno per la più grande parte ed i fiumicelli Sava e Lete ne circondano la vallata. Si penetra nella tenuta per un sontuoso ponte chiamato Ponte Reale eretto dal cennato Re. Torcino e Mastrati due paesi ormai distrutti e sono rinchiusi nell'attuale tenuta hanno lasciato il nome alla Reale Riserva. Vari fabbricati, tortuosi viali ed ameni ruscelli interni grandemente adornano questo bel sito di caccia. A pochissima distanza dal Barraccone o Casino di Torcino, si ammira una specie di circo costruito per la cosiddetta caccia “sforzata” che facevasi a cavallo: provocati dai cani i cinghiali entravano impetuosamente nel recinto murato ed ivi a colpi di lancia erano atterrati. Il bosco abbonda di cinghiali della più bella specie, di capri, lepri, volpi, lupi nonché di molti volatili come beccacce ed anitre selvagge di inverno e di starne e pernici nell'està. Molte cacce vi furono fatte negli scorsi tempi da diversi sovrani cioè da Carlo III, da Ferdinando IV, da Gioacchino Murat, da Francesco I, da Ferdinando II. Gli illustri cacciatori si trattenevano per vari giorni nella casina reale di Venafro ove pernottavano ed il mattino si recavano al bosco per la caccia. Anche il nostro prode Re Vittorio Emanuele nel dì 7 novembre del 1860 dopo la battaglia del Garigliano muovendo da Sessa onorava di sua presenza quel mentovato bosco ove si divertì alla caccia per più ore. Rimase sì fattamente impressionato da questa riserva che fra i primi beni assegnati alla lista civile mostrò desiderio di averla.

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