Raffaella Forgione ha incontrato la storica dell’arte della Soprintendenza Beni Artistici di Caserta, Vega de Martini
San Tammaro - Il gruppo partenopeo degli 'ORANGE reEVOLution’, capitanati dall’architetto Raffaella Forgione, prosegue la sua battaglia in favore del Real Sito di Carditello e di tutti e 22 i siti borbonici presenti in Campania. Questa volta, la tenace residente dell’associazione napoletana, focalizza la sua attenzione e quella del suo gruppo, sulla ‘Quadreria di Carditello’, rappresentata dalle oltre quaranta opere pittoriche appartenenti alla fattoria borbonica, da poco tempo rinvenute e catalogate.
“Qualche giorno fa – spiega l’architetto Forgione - ho avuto il piacere incontrare la nota storica dell’arte della Soprintendenza Beni Artistici di Caserta, Vega de Martini.” Impegnata nell’attività di coordinamento delle iniziative culturali della soprintendenza, Vega de Martini, si occupa dei rapporti con le istituzioni culturali del territorio, cura le relazioni internazionali con la rete delle residenze reali europee ed è attiva anche sulla rivista ‘Siti Reali’. “Durante il nostro incontro – prosegue la presidente degli Orange - ho pensato di suggerire l'uso di un bando per l'accesso a fondi POR-FESR, per la valorizzazione della ‘Quadreria di Carditello’, la collezione della Real Delizia borbonica composta dalle circa 40 opere ritrovate, studiate e catalogate dall'assistente della de Martini, Maria Carmen Masi.” Secondo quanto sostenuto dal capo degli arancioni partenopei, l’incontro è stato particolarmente proficuo e interessante ma, alla gradevole chiacchierata, la Forgione, ha voluto seguisse una sua missiva:
‘Gent.ma dott. Vega de Martini, ieri ci siamo incontrate per il sopralluogo alle Cavallerizze della Reggia di Caserta con Stefania e Tiziana De Tora, per l'allestimento della seconda mostra antologica dell'artista, Gianni De Tora. Le invio il bando che le ho segnalato, e che consentirebbe l'uso di fondi POR-FESR per la valorizzazione di beni monumentali e artistici da parte di Soprintendenze e Comuni, con scadenza 8 novembre. Per preparare la proposta e la scheda di progettazione sono sufficienti un paio di giorni e credo sia un'interessante opportunità poco sfruttata, che potrebbe consentire, ad esempio, la sistemazione della ‘Quadreria di Carditello’, in ambienti già disponibili della Reggia di Caserta, come quelli che ho potuto visionare ieri. Come presidente di un'associazione culturale no-profit (ORANGE reEVOLution) che peraltro si è occupata di raccogliere più di 6000 firme per Carditello e di promuovere una delibera comunale per salvare la Real Delizia, sottoscritta da ben diciassette enti pubblici e che si continua a battere affinchè, resti un bene comune e di proprietà pubblica, sarei ben felice di contribuire in qualche modo alla tutela e tutela del nostro straordinario patrimonio artistico, con particolare riguardo alla sua valorizzazione, e di collaborare con la Soprintendenza sia per l'eventuale allestimento sia per l'apertura al pubblico della collezione delle circa 40 opere pittoriche sinteticamente denominate ‘quadreria di Carditello’. Nell'augurarle buon lavoro le invio i miei più cordiali saluti.
E’ ormai evidente come il Real Sito di Carditello, immerso nelle campagne di San Tammaro, non sia privo di attenzioni e affetti largamente diffusi lampanti nella quotidiana cura del volontario, Tommaso Cestrone, e nel costante impegno delle associazioni culturali e dei tanti cittadini comuni. L’intervento dell’attuale capo del Mibac, Massimo Bray, inoltre, che dovrebbe prendere forma concreta nella riunione romana del prossimo 5 novembre, apre un serio spiraglio alla soluzione dell’annosa questione che blocca, di fatto, la ‘resurrezione’ del complesso monumentale di campagna, messo in croce dalla stupidità umana. Intanto però, se al ritrovamento dell’importante collezione espressiva, salvata, con impareggiabile professionalità e sensibilità, dal gruppo di lavoro della Soprintendenza casertana, facesse seguito anche il recupero di ciò che resta, forse, del mobilio, degli oggetti d’arte, degli arredi e degli attrezzi da lavoro della fattoria borbonica, sarebbe come compiere un successivo atto di giustizia nei confronti della cultura e della storia, stoltamente vilipesa, di tutta Terra di Lavoro.
Articolo di Nando Cimino, 1 novembre 2013
Interno 18, Laboratorio di Informazione
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