22 DOUBLE TWO

sabato 15 giugno 2013

Reggia di Carditello, le soluzioni dell'architetto Raffaella Forgione

In vista della nuova asta gli Orange Revolution lanciano una petizione online. La leader del movimento: "Perché mai nessuno ha pensato di intercettare i fondi europei attraverso il Docup?"



San Tammaro - La leader degli ‘Orange ReEvolution’, l’architetto Raffaella Forgione, non abbandona la lotta per la tutela e la salvaguardia del Real Sito di Carditello. Da tempo impegnati sul tema, attraverso svariate iniziative di propaganda e sensibilizzazione, gli Orange, hanno organizzato per il prossimo 20 giugno, in corrispondenza con l’asta indetta dalla sezione fallimentare del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, la firma di una petizione online. Nella petizione viene chiesto che la piccola reggia di campagna sia restaurata e riaperta al pubblico, grazie ad un innovativo ed adeguato progetto di gestione. Ma a poche ore dalla nona battuta d’asta, sono ancora tanti gli interrogativi che emergono dalla spasmodica ricerca di una soluzione concreta per la salvaguardia del sito. “Ci domandiamo, ad esempio – sostiene la responsabile degli Orange – come mai non si sia mai cercato di sfruttare i fondi della Comunità Europea  attraverso il ‘Docup’, il documento unico di programmazione’ o attraverso il ‘Fesr’, il fondo europeo di sviluppo regionale. Allo stato attuale del resto, non sembrano esserci altre strade percorribili.” Domande legittime, quelle dell’architetto Forgione che, forse, andrebbero girate direttamente alle istituzioni competenti. Intanto, secondo indiscrezioni di Palazzo, sembra che qualcosa si stia muovendo anche a livello politico centrale ma, questa volta, non attraverso lo strumento dell’interrogazione parlamentare che, pur avendo la sua valenza, allo stato attuale, sembra non aver portato a nulla di nuovo. Ma il possibile utilizzo della tenuta borbonica, come centro di eccellenza per lo studio, lo sviluppo e la ricerca di energie da fonti rinnovabili, in materia di agricoltura, sembra interessare anche il ‘CNR’, centro nazionale ricerche, partenopeo. Insomma, sembra che le soluzioni siano tutte a portata di mano, a partire dal diritto di prelazione del Mibac, già promesso dall’ex ministro Lorenzo Ornaghi, all’utilizzo dei fondi europei, fino alla destinazione a centro di eccellenza che fonda insieme la ricerca e la cultura; manca solo un progetto credibile, futuribile e condiviso che metta tutti d’accordo. 


Articolo di Nando Cimino per Interno 18, Laboratorio di Informazione.

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