-PILLOLE DI 22-
21- REALE CACCIA DI MONDRAGONE
LO SAPEVATE CHE...?
La grande passione per la
caccia che nutrirono, sin dalla più giovane età, i sovrani borbonici, e in
particolar modo Carlo e Ferdinando IV, li spinse a prender possesso, sia
attraverso acquisti che mediante espropri o permute con altri feudi, del
maggior numero possibile di boschi e località, ricche di selvaggina, dove
praticare l’esercizio venatorio. Entrarono così a far parte del patrimonio
reale vaste estensioni di terreno, sparse in ogni parte del Regno che, popolate
di animali di diversa specie, furono riservate alle cacce reali. Nel corso degli anni le riserve subirono profonde modificazioni: alcune furono accorpate in altre vicine più grandi, altre furono limitate nei confini, altre ancora furono abolite. Per quanto riguarda Terra di Lavoro, dalla carta topografica delle Reali Cacce disegnata dal cartografo Rizzi-Zannoni, datata 1784, le zone destinate alle cacce dal sovrano risultano così denonminate: Torcino e Mastrati, Mondragone (1), Riserva di carditello, Demanio di Calvi, Reali fagianeria in prossimità di Caserta, Montegrande tra Alvignano e Caiazzo [...].
Terra in provincia di Terra di Lavoro, in diocesi
di Carinola […] Mondragone ha esteso territorio, il cui
prodotto è vario secondo la natura delle terre. Il gran Pantano boscoso è riservato per la
caccia reale. Colà sono le pagliare (2) del Re: vagamente costrutte, quantunque in
luogo palustre, formano delizioso villaggio. In vicinanza è altro circondario
destinato alla caccia reale de’ cinghiali.
Il Pantano di Mondragone,
con i fondi adiacenti, costituiva un’altra tenuta di caccia dei sovrani. Essa
si estendeva sui terreni dei comuni di Mondragone e di Carinola, per i quali la
Real Casa pagava annualmente un fitto. Nella
zona vi era anche il Bosco della Pineta che, pur essendo di proprietà del
marchese di Pescopagano, era riservato alle cacce reali. La selvaggina di
queste terre paludose era costituita soprattutto da cinghiali e mallardi.
Dal rapporto stilato nel
febbraio nel 1766 da Angelo Palmieri, si apprende che «quelle reali cacce
(Mondragone) sono in ottimo stato» e che «i Paesani che meneno a caccia di
volatili» sono stati diffidati dall’avvicinarsi alla zona del Pantano.
(1) La Reale Caccia di Mondragone si estendeva, presumibilmente, dall'odierno territorio di Falciano del Massico, compresa la zona umida del lago di Falciano, alla zona di Mondragone e Carinola.
Il lago di Falciano, posto alle radici del Monte Massico, era noto come lago di Carinola.
L'attuale assetto idrografico del bacino risale alle bonifiche iniziate dal governo borbonico nel 1839.
(2) Nome dato nell’Italia merid. alle capanne di paglia, o col tetto di
paglia, sostenute da un basso muricciolo, a pianta circolare, ovale o
quadrangolare (Treccani).
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