Il nostro movimento promuove una raccolta fondi con azionariato popolare per la gestione della reggia, che deve essere trasparente, aperta, condotta da cittadini e cittadine (clicca qui).
La reggia deve essere utilizzata
soltanto per funzioni compatibili con la sua straordinaria
monumentalità: esposizioni, mostre, ricerca e sperimentazione in settori
innovativi ed eco-compatibili, come le tecnologie da rinnovabile
applicate all'agricoltura ed il restauro artistico, convegni e corsi di
formazione, rappresentazioni teatrali, percorsi turistici.
Si parte da alcuni punti-base su cui i
cittadini "azionisti" devono concordare se vogliono sottoscrivere Reggia
Pubblica: struttura sempre aperta al pubblico, usi compatibili con il
vincolo monumentale, nessun cittadino o ente “azionista” di maggioranza,
un team di professionisti del settore beni culturali al servizio della
reggia. Si tratta di una sottoscrizione simile a quella per Servizio
Pubblico, non per comprare la reggia, ma per indurre il MIBAC ad
acquistarla, come il ministro Ornaghi ha promesso il 20 marzo 2012 ai tg
nazionali, e per raccogliere i fondi necessari a gestirla, dal momento
che il nodo centrale di un qualsiasi monumento è la gestione. Venaria
Reale docet.
Se si costruisce un percorso virtuoso in
cui si mette a reddito la reggia a partire dalle opere di restauro di
alcune parti "in crollo", che potrebbero diventare un laboratorio di
Cantiere di Restauro per neo-laureati o per specializzandi, passando ad
esempio per laboratori di sperimentazione sulle tecnologie da
rinnovabile, per terminare con l’uso di alcuni ambienti per corsi di
formazione, mostre e convegni, sicuramente è possibile recuperare un
poco alla volta nel tempo tutta la struttura, cominciando dalle parti
già in buone condizioni, da mettere in sicurezza.
Roberto Cervone, ingegnere ed attivista di OR, afferma la necessità di un azionariato
della cittadinanza, e quindi dello Stato. I Beni Comuni ai cittadini
Italiani, legati ad essi in maniera indissolubile. Nessun governo,
nessuna amministrazione deve potersi permettere di vendere, quando non
dismettere, beni comuni, tra l'altro per far fronte a loro manifeste
incapacità che hanno indotto voragini e lacerazioni nella struttura
dello Stato e nella cittadinanza. La vendita dei beni, quelli che molti
dei "nostri statisti" propongono (dismissione del patrimonio pubblico)
per "risanare l'economia" è non altro che la condanna a morte dello
Stato materico.
Come presidente di Orange reEVOlution
rimarco la funzione dello stato materico che, testimone di storia ed
effigie d’arte, rappresenta beni immateriali d’importanza strategica
fondamentale per il futuro risanamento del nostro paese, insomma l’unico
patrimonio cui non si può e non si deve rinunciare. I politici
per coerenza dovrebbero dismettere se stessi per inadempienza ed
incapacità, prima di dismettere una reggia borbonica.
Vincenzo Villarosa, sociologo ed attivista di OR, sottolinea che è
evidente che la proposta Orange rompe un disegno o degli equilibri, o
tutte e due, ma al tempo stesso propone qualcosa di così alternativo -
un bene pubblico da far acquisire alla cittadinanza! - che non poteva
essere rimosso e basta e allora... Qualcuno ha pensato bene di
"riadattarlo" in chiave associazionistica, per non dire privata, in modo
da depotenziare il progetto stesso e renderlo "innocuo"...
ORANGE reEVOLution ribadisce che la
reggia di Carditello deve invece continuare ad essere un bene di tutti i
cittadini italiani, in nome della nostra costituzione che all’art.9
“tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.
Raffaella Forgione, presidente ORANGE reEVOLution per Epressonline - la libera informazione flegrea
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